“Come comunità dobbiamo sentirci questa responsabilità: decidere di metterci in cammino per contribuire a cambiare il mondo, scegliere la pace, l’amore. E dobbiamo farlo con gratitudine nei confronti dei cittadini che persero la vita e che hanno contribuito in modo ineguagliabile a darci la libertà e la democrazia di cui godiamo oggi”. Lo evidenzia la sindaca di Empoli, Brenda Barnini, nel corso della cerimonia di commemorazione di una delle più profonde che la storia ha lasciato alla nostra città. Il 26 Dicembre 1943, Empoli fu colpita dal fuoco amico, a causa del quale morirono 123 cittadini che stavano trascorrendo in famiglia la festa. Trentasei aerei americani, il 26 Dicembre 1943, partiti dalla base di Decimomannu in Sardegna, arrivarono su Empoli per colpire la stazione e la ferrovia, ma colpirono anche il quartiere. Una tragedia che in particolare per la zona di Cascine, ma comunque per tutta la città, fu l’inferno. Empoli da quelle macerie, rinacque.
Questa mattina, martedì 26 Dicembre 2023, alla presenza fra gli altri della sindaca Barnini, di rappresentanti della giunta, dei gruppi di maggioranza e opposizione del Consiglio comunale e del presidente del Consiglio comunale di Empoli, Alessio Mantellassi, delle autorità civili, religiose e militari e delle associazioni del territorio, sono state commemorate le vittime e sono stati resi loro tutti gli onori. La cerimonia è cominciata con la celebrazione della santa messa officiata nella Collegiata di Sant’Andrea dal proposto Don Guido Engels in suffragio dei caduti ed è proseguita poi in viale IV Novembre, a due passi dalla stazione, dove è stata deposta una corona, ai piedi dell’opera del maestro e partigiano Gino Terreni.
“Il 26 dicembre è un giorno importante e tragico per la nostra città - sottolinea la sindaca Barnini - ottanta anni fa, questo quartiere di Empoli fu gravemente colpito dai bombardamenti da parte degli aerei alleati, impegnati nel momento più difficile della guerra contro il nazifascismo e l’occupazione tedesca del nostro Paese. Fu la stagione più dolorosa per le vittime civili del nostro Paese: quando si tratta di sganciare bombe difficilmente a rimetterci la vita sono soltanto i militari sul campo. Questo monumento non a caso raffigura una scena di straziante dolore familiare - spiega davanti al monumento di viale IV Novembre - Immaginare le famiglie riunite, seppur in un periodo di guerra e miseria, per la festa e in un istante l’arrivo delle bombe sulla stazione, sul quartiere. I 109 morti di quei momenti divennero 123 nei giorni seguenti”.
Come sottolineato ancora dalla sindaca Barnini fu “un fatto veramente enorme, che avrebbe anche potuto segnare una grande discontinuità nell’atteggiamento che gli empolesi continuarono invece a tenere nei confronti della guerra, dell’occupante e della volontà di ribellarsi. Come se questa tragedia rappresentasse una spinta in più per comprendere a fondo cosa fosse quella guerra, in cui si giocava non solo la vita delle persone ma anche la possibilità per il Paese di scoprirsi una nazione, una comunità tutta intera e per intraprendere il lungo cammino che ci avrebbe portato a scegliere la repubblica e a darci una costituzione, custode dei valori della democrazia”.
Il pensiero alle vittime è il cuore di questa celebrazione. “E’ di queste ore - evidenzia la sindaca - la pessima notizia che, a fronte delle richieste di risarcimento delle vittime del nazismo, l’avvocatura di Stato ha scelto di ricorrere in primo grado. Auspico un intervento deciso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma anche della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che più degli altri avrebbe il dovere di tracciare una volta per tutte un segno fra ciò che siamo stati e ciò che vogliamo essere e diventare domani. Sarebbe una straordinaria occasione per fare compiutamente pace con la storia del paese. Ne abbiamo bisogno. E ringrazio chi è venuto qui e ha portato la bandiera della pace, questa mattina: anche da questo nostro luogo e momento credo debba alzarsi una richiesta di cessate il fuoco, laddove le bombe continuano a cadere e continuano a esserci vittime innocenti che niente hanno a che fare né con gli atti terroristici. Atti da condannare ma verso i quali vanno anche creati i presupposti perché non si ripetano. Questa è la lezione della storia del nostro Paese e della nostra città”.