Hanno scelto Empoli come prima tappa del loro tour di presentazione di “Dannati Cappelloni” i ragazzi del collettivo Covo del Cocomero, la città dove per loro tutto è iniziato nel 2014, e dove si sono incontrati nelle aule del liceo artistico Virgilio instaurando subito un legame d’amicizia strettissimo che dura tutt’ora. Per l’occasione li abbiamo intervistati chiedendo loro qualche anteprima sul loro nuovo lavoro, dal sapore Western, divertente e leggero, ma che affronta velatamente tematiche importanti come la crudeltà della natura umana, l’immigrazione e i già trattati cambiamenti climatici.
Ciao ragazzi e grazie per questa intervista. Leggendo la vostra biografia vediamo che siete molto giovani e che il collettivo nasce nel 2014.
Quanti anni avevate? E soprattutto perché “Covo del Cocomero”?
Avevamo quattordici anni! Frequentavamo la stessa scuola, il liceo artistico Virgilio di Empoli, e andavamo proprio in classe insieme. È nato tutto così, dalla voglia di mettersi in gioco e condividere un punto di incontro di più teste (e mani) completamente diverse le une dalle altre.
Il nome è opera di Lorenzo che propose per delle strisce a fumetti un suo personaggio precedentemente inventato, un cocomero umanizzato per appunto, che poi è divenuto una vera e propria mascotte del gruppo prendendo il nome di Gino. Viene da sé la parola "covo" a dare l'idea di un punto di ritrovo, di aggregazione.
Le vostre opere stanno andando avanti, voi come siete cambiati nel tempo? E come sono cambiati nel tempo anche i vostri lavori?
Ci riconosciamo esattamente le stesse persone di quasi dieci anni fa. Il tempo soltanto è andato avanti come è giusto che sia. È mutata la nostra tecnica (ci prendiamo la responsabilità di dire “un po 'in meglio”) come il nostro sguardo sul mondo. Guardando indietro ci rendiamo conto di aver perseguito da sempre, piuttosto involontariamente, un certo modo di fare le cose tutto nostro. Ci siamo resi conto davvero col trascorrere degli anni di quanto le diversità fra di noi fosse la vera forza del Covo come collettivo quanto della nostra amicizia privata.
Siete un collettivo, vi occupate tutti dello stesso campo artistico o avete diversi background? Create opere anche come singoli artisti?
Conclusi gli anni del liceo abbiamo intrapreso percorsi molto differenti fra di loro, ma abbiamo avvertito anche il bisogno di preservare il Covo e continuare e fare qualcosa insieme pensando all’incontro di mondi diversi più come un bonus che un malus. Come singoli abbiamo creato dei cortometraggi, esposto tele in alcune gallerie, pubblicato su qualche rivista.
Studi di cinema, di illustrazione, di architettura, di storia antica sono confluiti all’interno di un unico calderone che ha dato vita a un vero e proprio cerbero, potremmo dire! Il Covo oggi è questo, in primis ancora un gruppo di amici che si diverte facendo quello che fa, più di un collettivo di fumettisti. Piuttosto un collettivo artistico multidisciplinare che produce per lo più fumetti e illustrati ma anche audiovisivi, scritti, mostre.
Da poco è iniziato il tour di presentazione del vostro ultimo lavoro “Dannati Cappelloni”. Ad Empoli avete già fatto tappa da MacisteWine bar con la mostra delle tavole, adesso che il lavoro è completo vi fermerete il 23 febbraio alle 18.30 alla libreria “NessunDove” e poi sarete in giro per l’Italia. Cosa si dovrà aspettare il pubblico? Potete anticiparci qualcosa sul nuovo lavoro e su come nasce? Come si differenzia dal lavoro precedente “Rami ancora verso il cielo”?
Non potevamo che partire da Empoli, casa nostra, da un luogo per noi magico come “NessunDove”. Poi in programma al momento ci sono un’incursione romana e altre due tappe toscane, ma si aggiungerà pure qualche altra data sparsa tra la primavera e l’estate. C’è da aspettarsi delle serate molto scanzonate e goliardiche, fatte di musica, di siparietti quasi teatrali, ove possibile di video, di coinvolgimento, di inaspettato insomma per una canonica presentazione di un libro. Ormai chi ci segue un minimo lo sa, e lo sanno i librai che ci ospitano. Chi non lo sa magari e ci dà fiducia a scatola chiusa suda un po’ freddo prima dell’evento effettivo, ma poi, finora, ci sembra siano rimasti tutti quanti piuttosto soddisfatti di questa formula, che per noi è la più funzionale a raccontarci.
“Dannati Cappelloni” è un libro che percepiamo più divertente e leggero di “Rami”, che nasce dalla voglia di raffrontarsi con un genere specifico, quale il western. Siamo in un Far West quasi astratto, senza confini geografici precisi, che ci ricorda quanto sia crudele la natura umana e quanto il cosiddetto mito americano sia tutto una messa in scena. Non mancano comunque delle riflessioni, seppur più velate, su tematiche e problematiche contemporanee come l’immigrazione e i già trattati cambiamenti climatici.
Un aneddoto particolare che vorreste raccontarci durante la creazione di “Dannati Cappelloni?”
È difficile sceglierne uno in particolare. Le lavorazioni dei nostri fumetti sono sempre state processi abbastanza caotici e, nonostante a questo giro la collaborazione fra di noi sia stata forse più solida e scrupolosa che mai, anche la creazione di questa storia ha scaturito molte gag e trovate curiose.
Così sul momento ci viene in mente un'espressione che utilizza frequentemente il protagonista del racconto, ovvero “P****** Galera!". Viene da un bravissimo disegnatore che si chiama Samuele Canestrari. Per noi era un'espressione sconosciuta e sentirgliela utilizzare ci ha divertiti fin da subito tanto che abbiamo voluto inserirla nel libro. Insieme alla compagna Noemi Samuele gestisce una meravigliosa libreria sull’Appennino Tosco-Emiliano. Siamo stati loro ospiti per presentare il precedente albo e speriamo di riuscire a tornare pure a trovarli a questo giro.
Grazie ragazzi. Un saluto alla maniera del Covo del Cocomero?
Un saluto alla maniera del Covo del Cocomero? Boh…”un saluto cocomeriano a tutti” fa subito YouTube Italia 2014, chiudiamo come chiuderemmo una presentazione: “Grazie per essere stati con noi, alla prossima!”.
Foto credit: Emma Bucelli (in copertina)