“La fisica spacca di brutto”, scrive sui suoi social il Professore Eduardo Rossi di Empoli, attualmente docente di fisica all’Istituto Tecnico Statale G. Marconi di Pontedera. Ha avuto esperienze di ricerca per molti anni all’estero. Appassionato fin da da piccolo di astronomia, si è innamorato di Saturno fino al punto di prendere parte del Gruppo Astrofili di Montelupo, fondato da Maura Tombelli; si è laureato con una tesi sui rumori che facevano le barche nel Tirreno e l’impatto che esse avevano sui cetacei. Ha continuato la carriera universitaria come ricercatore. Pur essendo un fisico di formazione, ispirato dall’opera di Jules Verne, “Viaggio al centro della terra” si è romanticamente infatuato dei vulcani, vincendo dottorato di ricerca in Svizzera all’Università di Ginevra e da lì ha iniziato il suo percorso di ricerca.
Esordisce così durante il nostro dialogo e in primis ci spiega che cosa ci faceva alle Canarie: “Si sono chiesti tutti cosa ci facessi. La verità è che non ero in vacanza, ma ho avuto la grande possibilità di essere un privilegiato e selezionato tra i 20 docenti STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) su 200 a livello nazionale per una settimana di formazione ITP CERN, con la direzione scientifica di Adriano Fontana. È stato un concorso molto selettivo, promosso dall’INAF (Istituto Italiano Astrofisici). Sono corsi utili perché vedi la frontiera della ricerca e quando vedi questa la puoi riportare poi in classe. Queste esperienze sono possibili solo perché ci sono delle persone singole che le mettono su. Questo da una parte è molto bello, dall’altra fa capire che ancora non rappresenta un qualcosa di collettivo e organico ai vertici alti. Ci vorrebbero più di 20 iscritti che partecipano a queste occasioni. Per fare ciò ci vorrebbe più lungimiranza ai piani alti, perché davvero un professore motivato e pieno di input da trasmettere ai propri studenti, è impossibile che non abbia un impatto a cascata sui propri studenti.
Abbiamo potuto partecipare a lezioni su tematiche astronomiche e cosmologiche pensate e presentate da formatrici e formatori scientifici di altissimo livello.
Insieme, abbiamo potuto visitare il Telescopio italiano Nazionale Galileo (TNG), i telescopi MAGIC e VLT e altri telescopi presenti sul sito dell’Osservatorio del Roque de los Muchachos, sull'sola di La Palma (Canarie), mezzi e tecnologie che ho sempre sognato di vedere sin da piccolo. Lì il cielo è stupendo e siamo andati in quota 2400 m. Le lezioni sono state su buchi neri, cosmologia ed esopianeti tenute dall’osservatorio di Brera e Monte Mario.
Un’esperienza unica, che riempie il bagaglio di un docente, lo irrora di nuova linfa e conoscenze da trasmettere poi ai propri studenti”.
Che differenza c’è tra fare ricerca all’estero e in Italia?
“In generale ci sono più fondi a disposizione innanzitutto, ma soprattutto la differenza sostanziale è il concetto di team. Il team è affiatato all’estero e si curano di più le parti emotive. In Italia è molto più individualistico il percorso, c’è un team leader e poi la squadra. Entrambe ovviamente hanno i proprio pro e contro”.
E adesso, oltre la scuola cosa ti sta passando per la testa?
“Attualmente sono iscritto ad un percorso specialistico di Fisica a Bologna. Ma comunque faccio e seguo molte cose, e forse non ne faccio nemmeno una per il verso, chissà; sono appassionato di clima, di spazio, di fisica e di tutto ciò che ci circonda e ci riguarda, per questo non vorrei parlare di me, ma della bellezza dell’universo e dell’influenza delle nostre azioni su di esso.
La ricerca per me è romantica, cantautoriale. La fai bene se hai qualcosa da dire - ci dice Eduardo - se ne fai solo una professione è arida (personalmente), se hai delle idee è un lavoro davvero figo e nel mio percorso ho visto che mi piaceva insegnare bene la fisica, e ho pensato che fare il docente rispecchiasse questa missione. Quindi ho aspettato i concorsi in Italia e ho vinto. All’estero non li ho voluti fare per scelta, perché non sentivo lo stesso slancio alla missione dell’insegnamento che potevo avere in Italia. Ovviamente all’estero la retribuzione è più alta, ma per me non conta.
Insegnare è bello, ma mi mancava l’approfondimento su certe cose, ed ecco che mi sono deciso di reiscrivermi alla specialistica anche se non è assolutamente facile conciliare le due cose.
Al netto di questo sto seguendo la tematica calda del momento, ovvero quella del clima che ci coinvolge direttamente. Negli scorsi giorni ho parlato del calore estivo che va a finire a depositarsi proprio nei mari ed è per questo che si verificano i fenomeni visti ultimamente perché l’elemento che trattiene il calore è l’acqua. La situazione non è facile, ma ci tengo a dire che in Italia esiste un movimento, che sostengo con la mia ODV (JamLab ), evolutosi dai gruppi giovanili di Fridays for future, che si chiama “Ci sarà un bel clima”. Questo gruppo ha l’aspirazione di mettere insieme tutto l’associazionismo che si occupa della tematica (il che non è assolutamente facile) in Italia per fare lotte comuni, pressione ed ingerenza sulla politica. Questo per dire che il problema del clima che c’è è vero e non è una cospirazione, si sta sollevando dal basso e questo implica una maggiore lentezza, perché non c’è un’azione dall’alto, che potrebbe incidere maggiormente”.
Se dovessi spiegarlo a noi profani e in modo semplice, che cos’è la fisica e a cosa serve? Perché è importante e cosa ci spiega?
“Dal punto di vista del cittadino e degli studenti, la fisca serve a sviluppare il “problemi solving”. Rappresenta una delle poche materie dove ci sono delle regole del gioco e tu sei libero di giocare e costruire mondi in maniera coerente con delle regole del gioco. Come gli sacchi, afferisce alla capacità di risolvere i problemi. Perché quindi è importante studiare la fisica secondo me, anche se magari nella vita uno farà altro? Perché è una delle poche occasioni di lavorare sulla parte cognitiva. La fisica è molto creativa e grazie all’ingegno puoi risolvere i vari problemi. Non è algebra, ma hai comunque delle regole, che però sono date dalla natura, non dall’uomo di fatto. È molto libera. Ed è per questo che deve esser insegnato anche nello stesso modo: devo far nascere e creare le connessioni tra le varie cose, rispetto a ciò che ci circonda. Ci spiega il perché delle cose, non cerca il perché ultimo. Date queste regole, che comunque possono essere confutate, smentite e migliorate, la spiegazione del fenomeno ultimo è dato per tali motivi. Questa è la fisica”.
Cosa serve per far piacere la materia agli studenti?
Per insegnare la fisica ci vuole poco: innanzitutto autorevolezza, ovvero devi essere preparato sulla materia e soprattutto empatia. Devi metterti sempre nei panni di chi ti ascolta.