''Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento'': quindicimila visitatori

''Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento'': quindicimila visitatori
Masolino
Il sindaco Mantellassi: «Una scommessa vinta che mostra come Empoli abbia un ruolo rilevante sul punto di vista della cultura»

 Il 2 novembre 1424 Masolino da Panicale riceveva il saldo del pagamento per gli affreschi della cappella della Croce in Santo Stefano a Empoli.

Il 7 luglio scorso, a seicento anni di distanza, si è chiusa la mostra Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento, aperta presso il Museo della Collegiata e la chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani, promossa dal Comune di Empoli e dalla Fondazione CR Firenze, curata da Silvia De Luca, Andrea De Marchi e Francesco Suppa

La mostra ha voluto riconsiderare monograficamente la figura di Masolino, e al contempo offrire una visione panoramica sui suoi compagni di strada e allievi (il Maestro del 1419, Giovanni di Francesco Toscani, Francesco d’Antonio, Bicci di Lorenzo, Paolo Schiavo, Borghese di Piero), che condivisero con lui un atteggiamento contradditorio di fronte allo sviluppo travolgente delle novità rinascimentali nel terzo decennio del Quattrocento.

Numeri, analisi e futuro: 14.620 visitatori, di cui in moltissimi hanno scelto di affidarsi a una guida. Tanti anche gli studenti, provenienti da scuole primarie e secondarie e dall'Università. Il catalogo della mostra è stato apprezzatissimo: 507 copie vendute ed è stata necessaria la ristampa.

«L’ambizione della mostra – dicono i curatori - era quella di mettere in luce il contributo non marginale che Empoli recò a questa tumultuosa fase di transizione della storia dell’arte italiana, attirando nei primi trent’anni del secolo, e specialmente nell’abbellimento della nuova chiesa conventuale degli agostiniani, eretta in forme gotiche grandiose alla fine del Trecento, artisti di prim’ordine, come Lorenzo Monaco, Gherardo Starnina, Donatello, e per l’appunto Masolino».

«Come spesso succede – prosegue Andrea De Marchi - mettere insieme diverse opere, farle dialogare realmente in un allestimento espositivo, aiuta a capire nessi nuovi, a progredire nelle conoscenze. Alcune novità sono il frutto degli studi avviati da Silvia De Luca e da Francesco Suppa da diversi anni e la mostra ha permesso di metterle alla prova. Fondamentale è la ricostruzione della pala del Crocifisso dei Bianchi del 1399 (a Empoli tuttora noto e venerato in Collegiata come Crocifisso delle Grazie), opera mista di scultura (la croce del primo Trecento, di un allievo di Giovanni Pisano) e pittura (Niccolò di Pietro Gerini), allo stato attuale delle nostre conoscenze l’esempio più antico in tutta la Toscana di ensemble pittorico-scultoreo, con ampio seguito specie a Siena, ma pure a Empoli. Il riallestimento delle tavole di Gerini e della predella aggiunta con la storia del Miracolo del mandorlo e la processione dei Bianchi resterà in via definitiva nel Museo, seppur priva del Crocifisso, che è rientrato in Collegiata».

«È stato importante – dichiara il Presidente di Fondazione CR Firenze Bernabò Bocca – aver potuto contribuire alla ricostruzione di un periodo luminoso della storia del territorio anche con un prestito proveniente dalla nostra collezione d’arte, il ‘Santo Evangelista’ di Gherardo Starnina. La conoscenza del patrimonio artistico e culturale è un’alta forma di educazione civica che vorremmo aiutasse soprattutto le nuove generazioni ad essere più consapevoli della civiltà millenaria di cui facciamo parte. È un impegno che sentiamo fortemente anche come Istituzione e che cerchiamo di onorare con progetti e programmi multidisciplinari altamente qualificati».

Prospettive per un novo allestimento:

«La mostra è stata l’occasione per mettere a frutto tutta una serie di studi fatti negli ultimi anni - ha sottolineato la direttrice dei Musei di Empoli, Cristina Gelli -. Questi costituiscono le fondamenta per un percorso che ci accingiamo a intraprendere e che porterà alla trasformazione del Museo della Collegiata che vogliamo diventi un luogo accessibile, inclusivo, capace di dare il giusto valore alle sue straordinarie collezioni».

«La mostra Empoli 1424 ci dice molto del nostro passato e ci incoraggia a compiere scelte ambiziose di progettazione culturale e turistica – ha spiegato l’assessore alla cultura del Comune di Empoli, Matteo Bensi -. Molti visitatori, venuti da tutt’Italia, ma anche dall’estero, non avevano mai visitato Empoli e ignoravano lo stesso Museo della Collegiata, per il quale si inaugura, da oggi, una storia nuova».

«La mostra dedicata a Masolino e a quel periodo storico-artistico che ha riguardato la nostra città è stata indubbiamente un successo – ha evidenziato il sindaco Alessio Mantellassi - Una scommessa vinta che mostra come Empoli abbia un ruolo rilevante sul punto di vista della cultura. Oltretutto, aver riacceso un faro su quel periodo storico permetterà nuovi studi e speriamo anche nuove acquisizioni. Quel che rimane a Empoli, a mostra conclusa, è un ventaglio di opportunità che siamo pronti a cogliere. Intendiamo mantenere il sistema museale al ruolo centrale che merita, vogliamo investire ancora nel turismo culturale che sappiamo aver dato una spinta positiva e tutt'altro che marginale, far conoscere la bellissima storia di Empoli, dal centro alle frazioni, sia ai cittadini, sia a chi visita la nostra città per la prima volta».

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