C’è ancora tempo perché la voce delle lettrici e dei lettori si faccia sentire per votare on line i tre libri vincitori della 71esime edizione del ‘Premio Pozzale Luigi Russo’: Viola Ardone, Grande meraviglia, Einaudi 2023; Sergio Zatti, Il narratore postumo. Confessione, conversione, vocazione nell'autobiografia occidentale, Quodlibet 2024 e Paolo Pecere, Il senso della natura. Sette sentieri per la Terra, Sellerio 2024.
Il termine ultimo per la giuria popolare è il 30 novembre 2024 ed è possibile votare sul sito del Premio Pozzale https://www.premiopozzale.it/giuria_popolare.asp per scegliere la Menzione speciale 'Selezione dei lettori'. Entrambi i due siti hanno nella propria home page uno spazio dedicato per accedere all'area del voto. La somma delle preferenze darà vita al titolo vincitore, che verrà reso noto in occasione della cerimonia finale, in programma sabato 7 dicembre 2024, alle 18, nella Sala Maggiore della biblioteca comunale 'Renato Fucini', in via Cavour.
Il percorso del ‘Premio’ è sostenuto e promosso anche dalle tre librerie cittadine 'amiche' della manifestazione: NessunDove (piazza Farinata degli Uberti, 18), Rinascita (via Ridolfi 53 e Centro*Empoli, via Sanzio 199) e La San Paolo Libri & Persone (via del Giglio 53) con la lettura dei tre libri vincitori, con uno sconto immediato sul loro acquisto. Inoltre al loro interno è possibile votare per la 'Selezione dei lettori'.
INIZIATIVA COLLATERALE - Giovedì 14 novembre 2024, dalle 17.30 alle 19.30, nella sala dell’Auditorium di palazzo Pretorio, in piazza Farinata degli Uberti, 36, Francesca Cecchi, referente ADI-SD Empoli presenterà e coordinerà l'incontro sul libro ‘Il narratore postumo’ di Sergio Zatti che sarà presente all’iniziativa.
I TRE LIBRI IN GARA E LA SINOSSI
Viola Ardone, Grande meraviglia, Einaudi 2023
Dopo il successo internazionale de Il treno dei bambini e di Oliva Denaro, Grande meraviglia completa un'ideale trilogia del Novecento. In questo magnifico romanzo di formazione, il legame di una ragazzina con l'uomo che decide di liberarla rivela il bisogno tutto umano di essere riconosciuti dall'altro, per sentire di esistere. Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo Diario dei malanni di mente, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce. Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.
Sergio Zatti, Il narratore postumo. Confessione, conversione, vocazione nell'autobiografia occidentale, Quodlibet 2024
Questo è un libro sull’autobiografia d’autore, ma non solo. Vuole essere una riflessione sulla storia dell’io in letteratura e sulle forme e le strategie della autorappresentazione. Intende documentare l’evoluzione degli assetti testuali in rapporto alle mutanti concezioni del soggetto nel corso della storia culturale. Oggi che siamo sommersi nell’autobiografismo di massa (diffuso sui media e sui social) e da un successo commerciale senza precedenti del life writing, il libro vuole rintracciare la genesi e gli sviluppi dell’autobiografia come genere letterario, confrontando quelle lontane radici storiche con gli esiti contemporanei. Lo studio dedica spazio alle questioni e ai temi dell’autobiografia moderna inaugurata dalle Confessioni di Rousseau, da quando cioè la svolta romantica ha segnato un vero e proprio spartiacque espressivo: il rapporto fra verità storica e fiction, il ricordo d’infanzia e la nuova attenzione per l’io bambino, la confessione e le forme della sua secolarizzazione; e ancora, il confronto con la psicanalisi e le moderne teorie della memoria, la svolta novecentesca con Freud e Proust, il rapporto con i processi identitari di genere e di etnia, la contaminazione fra memorialistica e forme romanzesche. Il volume è articolato in quattro parti: nelle prime tre le questioni riguardano le condizioni di scrittura, il suo statuto e i suoi protocolli; nella quarta una serie di campioni testuali (da Dante a Vico, da Rousseau a Joyce, da Woolf a Sartre) mira a verificare tali questioni nel concreto della prassi autobiografica.
Paolo Pecere, Il senso della natura. Sette sentieri per la Terra, Sellerio 2024
Guardare negli occhi un orango, un polpo, uno squalo balena. Mettersi in cammino per capire un deserto, una foresta o una catena montuosa attraversando le tradizioni del pensiero umano. Muoversi da New York alle Galápagos, dall'Islanda al Borneo, dal Ruanda al Tibet, per immergersi nella nostra casa, il pianeta che dobbiamo amministrare. Un pianeta di cui bisogna scrivere il futuro: negli ultimi anni è stato riconosciuto l'impatto distruttivo della civiltà umana sulla natura, reso evidente da catastrofi climatiche, estinzioni di intere specie animali, desertificazione e scomparsa di paesaggi. Eppure, questa consapevolezza non produce alcun reale cambiamento nei nostri modi di vivere, nelle soluzioni adottate dalle società industriali per evitare la calamità. Al tempo stesso, assistiamo al diffondersi di un amore appassionato e di una profonda nostalgia per la natura incontaminata, rifugio dall'assordante disarmonia del mondo. È sicuramente un sentimento genuino, ma del tutto inadeguato a proteggere la Terra. Da questa scissione paradossale, consapevole che la sola verità scientifica non sembra sufficiente a scuoterci, inizia il percorso di Paolo Pecere. Studiare e attraversare le città, con il loro apparente isolamento dall'ambiente e la loro dipendenza dalle risorse naturali, spostarsi sulle montagne e sotto gli oceani, esplorando l'origine della nostra coscienza, l'idea di un ordine cosmico, il rapporto tra umano e ciò che ci appare profondamente altro, diverso da noi, gli animali, le piante, l'acqua e la pietra, il paesaggio. Qual è oggi, allora, il vero senso della natura, quel sentimento che siamo chiamati a ritrovare o immaginare di nuovo? Potrebbe significare «amare chi non è come noi», oppure restare in silenzio e guardare il mondo attraverso occhi che non sono i nostri. O forse smettere di scrutare sempre e ossessivamente noi stessi. La scoperta di una cura del mondo, una nuova definizione dell'ecologia, quella «scienza magnifica che è diventata triste», hanno bisogno di una visione del futuro che immagini altri modi di percepire la natura, e di un recupero della nostra memoria biologica che ci faccia avvertire l'unione indissolubile, vivente, organica e inorganica di tutto ciò che esiste sulla Terra.