Il personaggio della settimana si chiama Leonardo Ciari, e lo potete trovare, per farvi regalare un ritratto sulle colline dell’empolese valdelsa, precisamente a Montespertoli o in giro per Firenze. Dopo anni difficili e lontano dalla scuola d’arte, Leonardo riprende finalmente la sua passione: il disegno.
Salve Leonardo, ci ha molto incuriosito la tua storia: come nasce la tua passione per il ritratto? Hai fatto un percorso specifico?
Ho iniziato a frequentare il liceo artistico Virgilio a Empoli, andavo anche bene e volevo seguire davvero questo sogno. Purtroppo a 15 anni sono entrato in depressione per amore e fino a 23 anni, incredibile se ci penso, non ho toccato più la matita.
Cercavo di appagare questo vuoto con qualsiasi cosa, sport, di qualsiasi tipo in particolare la boxe, che mi ha segnato la perseveranza. A tutto questo, inoltre, si sono sommati anche problemi familiari che mi hanno portato a crescere con i miei nonni, che ringrazio di cuore tutti i giorni. Loro mi hanno trasmesso amore, altruismo e il senso vero e proprio del donare. Temi che comunico anche nei video sui miei social.
Cosa ti ha riportato sulla strada che avevi abbandonato?
Un giorno ritrovai un mio vecchio diario di quando andavo al liceo, dove dentro c’era disegnata una clessidra (che mi sono anche tatuato poi) e mi sono accorto che mi mancava davvero e che volevo riprendere a tutti i costi il cammino che mi ero lasciato alle spalle. Un giorno quando lavoravo mi son detto “ci sarà qualche scuola per riprendere a disegnare?”. Ed è stato lì che ho scoperto i corsi serali con indirizzo artistico a Firenze. Volevo andarci, a tutti i costi! Ho chiamato subito. C’era posto. Era il 15 Ottobre. Il giorno più importante della mia vita. E con le lacrime agli occhi ho fatto la scelta giusta. E da lì non ho più smesso di disegnare, da 24 anni ad oggi, che ne ho 32. Lavoravo per mantenermi, facevo il fornaio come tutti’oggi e il pizzaiolo. La scuola non è che mi abbia insegnato molto, sono sincero, ma mi ha tenuto tantissimo in allenamento e ho conosciuto tanti amici che hanno creduto in me.
Com’è stato riprendersi la propria vita in mano? Come ti sei sentito una volta raggiunto l’obiettivo del diploma?
Una salita immensa, ma ne è valsa davvero la pena. Già da prima del covid disegnavo persone quando prendevo la tranvia per andare a scuola: le persone erano diverse ed apprezzavano i disegni che facevo loro. Dopo la pandemia le persone sono cambiate, sono diventate più diffidenti. Pensano che voglia soldi, o peggio. Si è perso il valore di fare una cosa spensierata, disinteressata verso il prossimo e da lì ho capito che c’era bisogno di più umanità. E dai social ho sentito che dovevo iniziare a divulgare questa mio pensiero.
Che significato ha per te l’arte?
Per me ritrarre fa da filtro, da canale per ritrovare l’umanità delle e nelle persone. Nel tempo il mio stile è cambiato, è divenuto più empatico. Non ci sono momenti, o luogo precisi. Mi limito ad andare in giro e mi soffermo su persone che mi ispirano e mi trasmettono qualcosa, ad esempio attraverso microfattori comportamentali. Stando ferme o muovendosi, le persone comunicano: osservandole capisco cosa potrebbero pensare, come potrebbero stare.
Come reagiscono intorno a te le persone quando le ritrai?
La reazione per la maggior parte sono tanti sorrisi, ma anche tanta diffidenza, perché le persone pensano che voglia chiedere loro soldi. A volte mi ritrovo a disegnare in posizioni assurde e infine do loro il disegno mentre sto andando via.
Qual è il tuo sogno?
Un giorno spero di potermi mantenere con quello che faccio, vorrei andare in van e girare l'Italia, e poi il mondo, per continuare a fare quello che sto facendo: lasciare messaggi di umanità su carta.
Saluto tutti i lettori consigliando loro di fare scelte di cuore, quelle che sono più difficili e per le quali c’è da lottare, ma che sono desiderate davvero, verso i sogni da realizzare.