“Le cose cambiano continuamente ma non ci è data la possibilità di scorgere i meccanismi alla base di tali mutamenti; un giorno un vento gelido ti sferza la faccia, il giorno successivo un narciso si specchia nelle acque lievemente increspate di uno stagno. L’amore diventa un ricordo, la vita, invece, la negazione di se stessa”.
Mai vivi, mai morti, una storia da non raccontare.
Così viene definita “Racconti d’amore e morte”, una raccolta di ventidue metaracconti, uscita a giugno 2024, edito da Il Seme Bianco, scritti dalla penna di Fabio Casalini.
L’autore nasce a Empoli il 29 agosto 1988, da sempre appassionato di filosofia e movimento umano. Ha trascorso gli anni della sua giovinezza sulle montagne, nelle foreste casentinesi, per seguire gli insegnamenti di un maestro taoista. Una volta tornato si è laureato in scienze motorie, diventando insegnante e successivamente ha iniziato il suo percorso di studi in filosofia all’Università di Firenze.
Le sue sue influenze vanno dalle oscurità di Poe, Lovecraft, Stephen King, Donato Carrisi e registi come Dario Argento e Pupi Avati che hanno sicuramente influenzato gusto noir, “orrorifico” e onirico, alla scrittura e al pensiero luminoso di Platone, Aristotele, Einstein, Kafkae Cartesio, che lo hanno toccato per altri temi nel profondo dell’essere.
Nei racconti il protagonista è lo scrittore Fabrizio, che a colpo di penna è come se volesse davvero vivere quello che poi andrà a scrivere. Tra reale e irreale, i suoi racconti sembrano diventare reali all’improvviso ed è proprio da qui che si innescano pensieri e riflessioni sul nostro essere, sull’animo umano, sugli impulsi, fin dove ci possiamo e vogliamo spingere e quali delle parti dualistiche possono prevalere in noi, in particolare l’amore e la morte.
Fabrizio è un uomo che cerca.
Attraverso storie di omicidi, torture, tradimento, follia, solitudine e non-senso il protagonista racconterà quello che non si può dire e quello che non si può neppure pensare. Una contraddizione continua, descritta dal suo interno per comprendere. Ed è qui che l’autore si interroga: “cosa succede se i due opposti contrari coesistono e diventano la natura stessa del reale’?”. Ed è qui che Fabrizio si muove. Nel pensiero costante in cui tutti possiamo essere vittime o carnefici.
La sua indagine poliziesca finisce per calarsi nell’oscurità, nel profondo degli istinti e della mente umani, nei meandri della vita e della società. È una ricerca dalla quale si riemerge alla luce, anche se è necessario passarci e starci, riflettere.
Come la citazione che lo scrittore ha scelto “L’anima, o caro, si cura, con certi incantesimi, e questi incantesimi sono i discorsi belli”. (Platone, Carmine, 157°).