Se una frase potesse descriverla sarebbe la seguente: “Il contatto con il pubblico è stata la vera esperienza di vita che mi ha insegnato il mio lavoro”. A dirlo, Pina Dugo, colonna portante del servizio elettorale del Comune di Empoli che, dopo 42 anni e un mese di ‘timbrature’, saluta e va in pensione. Ha mosso i ‘primi passi’ da dipendente comunale entrando il 1 febbraio 1982 e, da quel giorno, è cominciata la sua avventura nell’ente. Per un breve periodo, venne assegnata all’ufficio Tributi, poi al Tecnico, dopo di che approdò all’ufficio demografico dividendosi tra anagrafe, stato civile e infine elettorale: l’amore di una vita. Mentre lo afferma, si commuove.
Tessere elettorali, confronto con i cittadini, front office, dialogo, servizio di leva, liste elettorali, preparare tutto il necessario per una tornata elettorale, informazioni e tanto altro sono stati il lavoro che, quotidianamente, Pina Dugo ha portato avanti col ‘capo chino’, fino all’ultimo giorno di servizio che sarà il 29 Febbraio. Nella sua permanenza, ha visto amministrare cinque sindaci: dal compianto Silvano Calugi a Varis Rossi, Vittorio Bugli, Luciana Cappelli e, infine, Brenda Barnini che ha incontrato stamattina, lunedì 26 febbraio 2024, per un momento di saluto. “Il lavoro svolto da Pina Dugo in questi anni è stato prezioso - sottolinea la sindaca Brenda Barnini - a lei va il grazie da parte di tutta l'amministrazione per l'impegno, la generosità e la serietà con la quale per più di quarant'anni ha lavorato nel nostro Comune, mettendosi a disposizione con umanità e professionalità”.
Alla domanda “Come ti senti Pina?”, la risposta è commossa: “A dire la verità sono emozionata - spiega Pina Dugo - non ho mai pensato che anche per me questo momento potesse arrivare e so che mi mancherà tutto ciò che ho vissuto, le colleghe, i colleghi. Grazie a questo lavoro ho vissuto. Per me è stato una seconda famiglia, una comunità ma la forza più grande che riconosco al mio lavoro è l’esperienza con il pubblico. Il dialogo, il confronto. Vengo da una famiglia povera, i miei genitori erano profughi e scapparono dalla Libia con me in braccio, senza portarsi via niente. Ho vissuto la realtà del Sud prima di arrivare a Empoli e percepito il pregiudizio di 'rubare' il lavoro agli altri. La lungimiranza di avermi assegnato a questo servizio ha fatto di me una persona migliore, perché dalle persone ho raccolto testimonianze di povertà e difficoltà e ho capito quale era il mio ruolo. Oggi sono anche una nonna e, insieme a mio marito, saprò come trascorrere il tempo libero, tra fiabe, pappe, pannolini e giochi colorati”.